La domenica d’una volta.
La Poesia è un veicolo straordinario e “totale”.
Non c’è terreno che non possa battere, non mare che non possa navigare, non cielo in cui non possa volare, libera e indipendente.
Non cuore che non possa accendere.
Non Anima che non possa esplorare ed alimentare.
La Poesia è una macchina del Tempo.
Oggi provo a dimostrare tutto questo insieme a Corrado Govoni, ferrarese classe 1884, morto nel 1965, anno di nascita di chi qui scrive. Egli fu attivissimo partecipante al movimento Futurista. Di origini e formazione umili, sulla sua maturazione incisero Pascoli e D’Annunzio.
Torniamo alla domenica. Proviamo a riviverla, come era tanti anni fa, con questa splendida poesia dal titolo “Le cose che fanno la domenica”, scritta nel 1907.
Si tratta di una stupenda combinazione di immagini ora suggestive, ora tristi, ora orgogliose e Gaudiose. In essa ci sono elementi che ancora oggi sono tipici della domenica ma, nel complesso, è un quadro antico e che è nei ricordi e nei sogni di molti di noi.
“L’odore caldo del pane che si cuoce dentro il forno.
Il canto del gallo nel pollaio.
Il gorgheggio dei canarini alle finestre.
L’urto dei secchi contro il pozzo e il cigolìo della puleggia.
La biancheria distesa nel prato.
Il sole sulle soglie.
La tovaglia nuova nella tavola.
Gli specchi nelle camere.
I fiori nei bicchieri.
Il girovago che fa piangere la sua armonica.
Il grido dello spazzacamino.
L’elemosina.
La neve.
Il canale gelato.
Il suono delle campane.
Le donne vestite di nero.
Le comunicanti.
Il suono bianco e nero del pianoforte.
Le suore bianche bendate come ferite.
I preti neri.
I ricoverati grigi.
L’azzurro del cielo sereno.
Le passeggiate degli amanti.
Le passeggiate dei malati.
Lo stormire degli alberi.
I gatti bianchi contro i vetri.
Il prillare delle rosse ventarole.
Lo sbattere delle finestre e delle porte.
Le bucce d’oro degli aranci sul selciato.
I bambini che giuocano nei viali al cerchio.
Le fontane aperte nei giardini.
Gli aquiloni librati sulle case.
I soldati che fanno la manovra azzurra.
I cavalli che scalpitano sulle pietre.
Le fanciulle che vendono le viole.
Il pavone che apre la ruota sopra la scalèa rossa.
Le colombe che tubano sul tetto.
I mandorli fioriti nel convento.
Gli oleandri rosei nei vestibuli.
Le tendine bianche che si muovono al vento”
Un fantastico mosaico che raffigura gran parte dei doni del Signore.
Stefano Fioretti
